Andrea Vannucci, professore a contratto di programmazione, organizzazione e gestione delle aziende sanitarie DISM UNISI
“Promozione piena per la Toscana da parte del sistema di monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) del ministero della Salute per l’anno 2020!” Leggo queste parole (QS del 08.02.23) dico “evviva” ma poi resto un po’ perplesso se guardo a ciò che è accaduto e sta accadendo, a cosa raccontano i professionisti della sanità, a cosa dicono i cittadini.
I Lea sono le prestazioni che il SSN è tenuto a fornire ai cittadini, “il minimo sindacale”, un superamento dei precedenti “livelli uniformi di assistenza” e quel passaggio da “uniformi” ad “essenziali” dice molte cose sulla riduzione delle ambizioni del sistema e sulla considerazione della ineluttabilità delle diseguaglianze tra cittadini.
Il Dpcm 29 novembre 2001 (aggiornato nel 2017) ha stabilito l’elenco delle prestazioni classificate su tre macro-livelli di assistenza: prevenzione sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro, medicina distrettuale e ospedaliera.
Il monitoraggio dei Lea, a seguito dell’intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005, è attualmente affidato a un Comitato formato da quattro rappresentanti del Ministero della Salute, due rappresentanti del Ministero dell’Economia e delle Finanze, un rappresentante del dipartimento per gli Affari regionali della Presidenza del Consiglio e sette rappresentanti delle regioni designati dalla Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome. Il Comitato svolge sostanzialmente due compiti: verificare l’erogazione dei Lea in condizioni di appropriatezza ed efficienza nell’uso delle risorse e stabilire la congruità tra le prestazioni da erogare e le risorse a disposizione del Ssn.
Il monitoraggio del Ministero della Salute sui Livelli essenziali di assistenza per il 2020 “promuove” molte regioni, oltre la Toscana, segnalando in particolare miglioramenti nell’assistenza territoriale. Un risultato davvero sorprendente per l’anno della pandemia, tanto che a molti vengono dubbi sulla reale efficacia di questo sistema di valutazione.
Come scrivono Massimo Bordignon e Gilberto Turati in un recente articolo su la voce.info “Il barometro è uno strumento utile perché avverte quando sta per piovere. Se segna sempre bello, qualunque siano le condizioni atmosferiche, diventa inutile e non aiuta a prendere le decisioni giuste: in questo caso se uscire di casa con o senza ombrello”
Leggendo il rapporto del Ministero della Salute dal titolo “Monitoraggio dei Lea attraverso il Nuovo Sistema di garanzia – Metodologia e risultati dell’anno 2020” veniamo a conoscenza di risultati sorprendenti: “complessivamente, nell’anno 2020 Piemonte, Lombardia, provincia autonoma di Trento, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio e Puglia registrano un punteggio superiore a 60 (soglia di sufficienza) in tutte le macro-aree”. Non solo, ma per quello che riguarda specificatamente l’assistenza distrettuale, risulta che quasi tutte le regioni hanno migliorato la propria performance rispetto al 2019, secondo i calcoli basati sul Nuovo Sistema di garanzia.
Questi risultati stupiscono perché sappiamo come con la pandemia molte prestazioni sono state rimandate, allungando in modo consistente i tempi di attesa e dunque la qualità delle cure. Non solo, l’epidemia di Covid ha messo in luce pesanti ritardi di molte regioni proprio sul piano dell’assistenza distrettuale, tant’è che si è inteso correre ai ripari con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, puntando sull’introduzione di case e ospedali di comunità e sulla telemedicina.
C’è quindi qualcosa che non funziona: o soffriamo di uno stato d’illusione collettiva, per cui le difficoltà di molte regioni a garantire un’assistenza sul territorio adeguata durante la pandemia sono state un’invenzione dei media oppure questo sistema di monitoraggio non funziona e “punta sempre al bel tempo, anche quando piove”.