ORIGINE E ALBERO GENEALOGICO
Non ci sono notizie documentate sull’origine della famiglia Portinari. La maggior parte degli storici ritiene che siano discesi a Firenze dagli ameni colli di Fiesole. Isidoro del Lungo ipotizza che il trasferimento sia avvenuto nel 1125, quando Fiesole fu distrutta da Firenze.
Notizie documentate sulla famiglia risalgono ai primi anni del XIII secolo,quando TORRIGIANO PORTINARI fece parte di una delegazione fiorentina per stipulare accordi con il comune di Siena. Da suo fratello FOLCO ha inizio l’albero genealogico che prosegue con Il figlio RICOVERO e con il nipote omonimo.
Il fondatore dello Spedale, FOLCO DI RICOVERO PORTINARI, nel XIII secolo è il personaggio più importante della famiglia. Non si conosce la sua data di nascita. Notizie certe sul suo conto si hanno a partire dal 1282, l’anno in cui venne istituito il Priorato, di cui fece parte tre volte. Ebbe una posizione di rilievo nella società fiorentina,pur non ricoprendo un ruolo politico preminente.
Il 15 gennaio 1288 redasse il testamento nel quale designò i figli maschi Patroni dell’Ospedale, “in perpetum, liberamente e pienamente”.Con l’atto di fondazione redatto il 23 giugno 1288 l’investitura del patronato fu ufficializzata alla presenza dal vescovo Andrea dei Mozzi.Morì dopo poco più di un anno, il 31 dicembre 1289. Tra i discendenti MANETTO è il primogenito. Figlio di Folco e di Cilia dei Caponsacchi,fratello maggiore di Beatrice,svolse attività politica con meno impegno del padre. Coltivò invece interessi letterari che gli consentirono di stringere amicizia con Guido Cavalcanti e con Dante, che nella Vita Nova (21.1) scrisse “….. è amico a me immediatamente dopo lo primo”. E’ vissuto fino al 23 agosto 1334.
Da Manetto nacque GIOVANNI che ebbe due figli SANDRO e ADOVARDO, capostipiti dei due fiorenti rami della casata.
Nel ramo di Sandro si ricorda soprattutto il nipote BERNARDO, che accumulò notevoli ricchezze perché fu direttore prima del Banco mediceo di Venezia e successivamente di quello che i Medici avevano aperto nel Belgio a Bruges. Del suo patrimonio beneficiarono i numerosi figli, da cui ebbe inizio però la parabola discendente di questo ramo, che si estinse in povertà nei primi decenni del XVI secolo.
Nel ramo di Adovardo, fratello di Sandro, i due figli maggiori,Giovanni e Folco ereditarono in comune dal padre la casa in via del Corso che sarà abbattuta nel XV secolo per costruire il primo nucleo del palazzo Portinari.
GIOVANNI nel 1427 sostituì al banco mediceo di Venezia Bernardo,quando questi fu trasferito a Bruges. FOLCO sposò nel 1420 la diciassettenne Caterina di Tommaso Piaciti che divenne vedova a ventisette anni per la morte prematura del marito. PIGELLO il primo figlio aveva soltanto nove anni. Lui e i suoi fratelli, ACCERRITO e TOMMASO, trascorsa l’età giovanile ebbero un’intensa vita di affari,svolgendo incarichi dirigenziali di alto livello nelle attività bancarie dei Medici. Furono benefici di donazioni per l’Ospedale.
I discendenti di Pigello e di Tommaso, Accerrito non aveva figli,sperperarono progressivamente il grande patrimonio ereditato.
PROPRIETA’ IMMOBILIARI DEI PORTINARI
All’epoca di Dante le proprietà immobiliari dei Portinari erano concentrate nel popolo di Santa Margherita, tra via dello Studio e via del Corso, allora detta Corso di Por San Piero. Figura 1
Via dello Studio era a fondo cieco e non sboccava ancora in piazza del Duomo. All’altezza dell’ingresso secondario della ex Banca Toscana si dipartiva un chiasso che non aveva nome. Il suo decorso, pressoché parallelo a via del Corso, delimitava il lato posteriore delle case Portinari e proseguiva piegando verso il Duomo fino all’attuale via Bonizzi. Qui terminava nel luogo oggi chiuso da un cancello.
In via del Corso si apriva un altro vicoletto,denominato “chiasso dei Portinari”. Si congiungeva con quello di via dello Studio,conferendo a tutti i possedimenti dei Portinari la forma di un ampio rettangolo.
Definita la posizione topografica delle case Portinari nel popolo di Santa Margherita, vediamo ora la successione delle loro proprietà nel corso dei tempo.
La più antica delle case Portinari di cui si ha notizia è quella citata nel testamento di Folco,in cui parla di una “domus vetus” situata nel popolo di San Procolo. Egli cita anche alcune case della famiglia nel popolo di Santa Margherita, ma con una informazione generica che non consente di individuare come fossero disposte e distribuite tra loro.
Soltanto dal testamento redatto nel 1383 da Adovardo di Giovanni di Manetto si evince che diversi membri della famiglia abitavano in via del Corso all’angolo con via dello Studio. In questo periodo avevano qui stabile dimora anche i discendenti di Folco, ma non sappiamo quando sia avvenuto il trasferimento dal popolo di San Procolo a quello di Santa Margherita. Nel secolo successivo si conoscono in dettaglio le numerose proprietà immobiliari della famiglia Portinari, quali risultano dal catasto introdotto per la prima volta nel 1427.
In questo censimento Bernardo risultava il più ricco e maggior possidente della famiglia. La sua abitazione era nel popolo di San Procolo, probabilmente nella “domus vetus” citata nel testamento di Folco.
In via del Corso i fratelli Folco e Giovanni di Adovardo abitavano in un immobile di consistenti dimensioni dove cresceranno anche i fgli di Folco: Pigello,Accerrito e Tommaso. Come abbiamo visto, oltre a Bernardo, questi tre fratelli sono i membri più rappresentativi e facoltosi della famiglia. Nel decennio 1470 daranno luogo alla costruzione della parte quattrocentesca del palazzo Portinari. Figura 2
Nella prima metà del XVI secolo la proprietà del palazzo passò a Santa Maria Nuova.
Nel 1546 il palazzo fu venduto dall’ospedale a Jacopo di Giovanni Salviati marito di Lucrezia figlia di Lorenzo il Magnifico. La loro figlia Maria sposò Giovanni dei Medici,detto “Giovanni delle Bande Nere”. Qui abitarono con il figlio Cosimo che diventerà il primo Granduca di Toscana. Da allora il palazzo è stato denominato “Portinari-Salviati”.
IL PATRONATO DI SANTA MARIA NUOVA
Con il testamento redatto il 15 gennaio 1288 Folco designava i figli maschi Patroni dello Spedale. L’incarico conferiva loro ampi poteri, in particolare l’elezione dello Spedalingo e il controllo della gestione finanziaria e amministrativa.
Il diritto riservato da Folco ai suoi discendenti fu inizialmente fonte di onori e privilegi, ma nel corso degli anni procurò oneri sempre più gravosi. In primo luogo per le crescenti richieste dell’Ospedale che registrò un rapido sviluppo. In secondo luogo perché dovevano difendere la loro funzione dalle interferenze della Curia vescovile,coadiuvata dagli Spedalinghi.
Nei primi decenni del 1300 i contrasti con gli Spedalinghi divennero sempre più frequenti e dettero luogo a una serie di lodi arbitrali. Dopo continue controversie si arrivò ad un compromesso in base al quale i Portinari persero molti diritti. La nomina degli Spedalinghi passò al Vescovo e il controllo finanziario agli Spedalighi. Il Patronato divenne una carica pressoché onorifica con pochi privilegi. Nel XV secolo cessò la discendenza fiorentina dei Portinari e il Patronato passò alla linea milanese, cioè a Pigello di Folco di Adovardo. I suoi discendenti lo mantennero per oltre un secolo pur continuando a dimorare a Milano.
Con l’andare del tempo anche la discendenza maschile del ramo di Pigello si sarebbe potuta estinguere e il Patronato sarebbe potuto passare alla curia vescovile. Per prevenire questa eventualità nel 1561 Cosimo I dei Medici invitò Dionisio Portinari,discendente del ramo milanese di Pigello, a rientrare a Firenze insieme ai suoi fratelli Folco e Francesco. Ma invano cercò di convincerlo a concedergli il Patronato alettandolo con incarichi e onorificenze. Dionisio morì prematuramente nel 1591 e la continuità del Patronato rimase affidata per qualche anno ai fratelli, perché il primogenito Adoardo aveva soltanto otto anni.
Il Granduca diffuse l’immagine di Santa Maria Nuova come principale ospedale di Firenze, facendo risaltare il suo ruolo civico per indebolire la funzione di patroni che i Portinari ancora svolgevano.
Il Patronato che la famiglia Portinari aveva tenuto per oltre tre secoli,passò definitivamente al Granducato dei Medici con un atto rogato dal notaio Ser Giuseppe Paruti nel1617. Lo Stato subentrò di diritto nel governo dell’ ospedale che fu sganciato definitivamente dall’ingerenza ecclesiastica.
Luigi Passerini scrisse “Il granduca Cosimo II ottenne dai Portinari la cessione dei loro diritti ………” senza specificare però il nome di colui che rinunciò al Patronato.
Sulla vicenda della successione sussistono due versioni, mentre è concorde la data in cui avvenne il passaggio:24 ottobre 1617.
Guido Pampaloni dice che Dionigi Portinari spinto da impellenti necessità economiche chiese di permutare il Patronato con il Granduca Cosimo II tramite l’intercessione dello Spedalingo Barnaba degli Oddi. Tuttavia non riporta elementi indicativi per capire a quale Dionigi faccia riferimento.
Coincide l’anno della successione (1617) con il granducato di Cosimo II (dal 1609 al 1621) e con il periodo in cui Barnaba degli Oddi fu Spedalingo di Santa Maria Nuova (dal 1607 al 1618).
Ambrogio Mariani fornisce una versione diversa, coerente con le date di nascita dei personaggi interessati,ricavate dalla consultazione del manoscritto Riccardiano 2009 e puntualmente annotate nella sua pubblicazione.
Seguiamo il suo racconto. I discendenti di Pigello, dopo la sua morte (1469) continuarono a dimorare a Milano fino al 1570, quando Cosimo I richiamò a Firenze Dionisio e i suoi fratelli.
Adoardo primogenito di Diosio ebbe tre figli maschi da Margherita Vettori: Folco nato nel 1618,Francesco e Dionisio nati successivamente
Secondo Mariani fu Adovardo a rinunciare al Patronato a favore di Cosimo II.
Questa versione è attendibile perché coerente con il periodo in cui Adoardo è vissuto (1583-1639), mentre il figlio Dionisio, forse quello di cui parla Pampaloni, nacque negli anni 20 del seicento.
Il Patronato passerà dal Granducato mediceo a quello dei Lorena e successivamente al Comune di Firenze con l’avvento del Regno d’Italia.
Gli eventi dell’ospedale fanno parte della storia e delle tradizioni culturali di Firenze. Ne fanno testo le numerose pubblicazioni che hanno accompagnato le sue vicende per oltre sette secoli. Ma sulla famiglia Portinari non ci sono molti scritti e in quelli che ho consultato sussiste qualche contraddizione.
E’ possibile comunque approfondire l’argomento con una ricerca sistematica, consultando i documenti conservati nelle biblioteca Riccardiana e definire in particolare l’albero genealogico di questa famiglia fiorentina legata a Santa Maria Nuova nei primi tre secoli della sua storia.