Il professor Valdo Ricca, ordinario di Psichiatria dell’Università di Firenze, fa il punto in occasione della Giornata mondiale della salute mentale, che si è tenuta il 10 ottobre
Qual è la situazione in Toscana per quanto riguarda la salute mentale?
I dati della regione Toscana non sono diversi rispetto a quelli delle altre regioni italiane e del resto d’Europa: il 30% della popolazione ha avuto o ha tuttora un disturbo mentale. Questo significa che una persona su tre soddisfa i criteri per una diagnosi. I disturbi mentali più rappresentati nella popolazione sono i disturbi d’ansia e i disturbi dell’umore. È importante ricordare che non si tratta di singoli casi di ansia e malumore, ma di patologie diagnosticate che colpiscono un terzo della popolazione e che, se non curate, possono diventare forme molto gravi come la depressione. I disturbi mentali colpiscono la sfera cognitiva, affettiva, comportamentale o relazionale delle persone, e aumentano il rischio di insorgenza di altre patologie.
Quali fasce d’età soffrono maggiormente di disturbi mentali?
Negli ultimi anni c’è stato un aumento di sofferenze mentali in due specifiche categorie: nella popolazione adolescenziale e nella popolazione anziana sopra i 75 anni. Per i giovani c’è stato un aumento parallelamente alla diffusione dell’uso degli stupefacenti, che è un vero flagello per la nostra società. Gli adolescenti soffrono molto più di prima, passano periodi molto brutti. Gli anziani che soffrono di disturbi mentali spesso sono soli e con pochi soldi, e in loro è molto più difficile individuare i problemi psichici.
Il Covid ha avuto un effetto in questo aumento dei disturbi mentali?
No. Il Covid come effetto è sopravvalutato, lo dimostra il fatto che durante il lockdown non c’è stato aumento dei suicidi. Il Covid è stato un flagello mondiale, ma dal punto di vista della salute mentale ci si aspettava un’esplosione di patologie che non c’è stato, questi problemi c’erano già prima.
L’assistenza psichiatrica pubblica è in crisi?
Purtroppo l’Italia spende solo il 3.2% del totale dei fondi pubblici del servizio sanitario nazionale per la salute mentale, un terzo rispetto a paesi come Germania e Francia. Questo è il risultato di quarant’anni di disinteresse politico nei confronti della psichiatria che ha portato a carenza di posti letto e personale. Ad esempio, abbiamo detto che i disturbi mentali degli adolescenti sono aumentati, ma i neuropsichiatri infantili, che curano i minori, sono pochissimi. Anche le strutture sono pochissime, e dove ci sono, come ad esempio al Meyer di Firenze, esse risultano insufficienti. Per questo il 90% delle persone che ha un problema psichico si rivolge al privato. Di psichiatria si parla molto sui social, ma in tutti questi anni le istituzioni non hanno fatto niente e tutti i governi che si sono susseguiti hanno forti responsabilità nei confronti del decadimento dell’assistenza psichiatrica pubblica.