Antonio Panti
La FNOMCeO vuol metter mano alla revisione del Codice Deontologico. Tutto sta cambiando e le norme deontologiche, anche se risalgono al 2014, mostrano già i segni del tempo.
Qualcuno può osservare che, in un momento così difficile per la sanità pubblica e di tumultuosi cambiamenti politici e sociali, ci sono problemi ben più complicati e pressanti della deontologia: il Governo non sembra aver voglia di finanziare la sopravvivenza del servizio sanitario e le forze politiche di maggioranza sono divise e incerte sui provvedimenti da adottare.
Ebbene, proprio perché la sanità attraversa un così difficile momento, è utile che i medici siano attrezzati e sostenuti per affrontare la possibile crisi del servizio. Insomma una bussola etica è senz’altro importante.
Però c’è un altro problema: viviamo un periodo di transizione scientifica e tecnologica, tale da incidere profondamente sul modello tradizionale della professione: il Codice Deontologico è frutto di esperienza professionale e quindi viene redatto da medici con molti anni di laurea. Altresì i cambiamenti sono così repentini che solo i giovani sono in grado di viverli senza affanno. I giovani hanno tempo e voglia per dedicarsi a questi esercizi di pazienza?
Tra le tante questioni che si possono sollevare, uno dei nodi maggiori della medicina moderna consiste nell’uso sempre più pervasivo degli strumenti informatici, ora implementati dall’I.A.
La medicina. È bene ricordare, é erede del sacerdozio, la grandezza di Ippocrate sta proprio in questa prima distinzione. Ancora, nel nostro tempo dominato dalla tecnica, pesa quella lontana origine. Male, colpa e malattia sono concetti ancora vicini sul piano antropologico e, secondo studi americani, la preghiera di intercessione è tuttora la medicina non convenzionale più diffusa.
Ci si reca nell’ambulatorio che ha un suo setting abituale, la visita è anche il rituale espressivo che sostanzia il mito della cura e il medico porta il camice quasi come veste sacrale. Durante la visita, nonostante la comparsa di tanti moderni strumenti, dal fonendoscopio all’ecografo, il paziente si spoglia e viene toccato, ascoltato, insomma si stabilisce un contatto fisico oltre che una relazione umana.
Se la visita è virtuale e la comunicazione è soltanto digitale la professione resta immutabile o in qualche maniera ne risente? I principi e i valori non possono né debbono mutare. Se la relazione tra medico e paziente è sempre il fondamento della medicina si tratta semplicemente di adeguare alcune regole pratiche di comportamento, nulla di più. Di fronte alla diffusione dell’I.A. è la sostanza del ragionamento medico che deve essere salvaguardato.
La conclusione è che il futuro, che è già presente, non deve preoccupare o intimorire. Dipende, come sempre, dall’uso che se ne fa e dalla capacità di mantenere integra l’onestà intellettuale di ognuno e di tutti.