L’emendamento che avrebbe portato l’età pensionabile dei medici dirigenti a 72 non è stato alla fine depositato. La proposta, a seguito di alcuni scioperi e proteste sindacali, non è stata presentata. Il Governo non ha tuttavia annunciato la rinuncia a questa misura. Non è escluso che possa ritornare in discussione in un prossimo futuro. E’ importante allora una riflessione su quale destino e organizzazione vogliamo che abbia la nostra sanità pubblica. Perché se davanti a una difficoltà nella gestione delle risorse nazionali si sceglie di far lavorare maggiormente i medici e i docenti universitari del settore, allora dobbiamo fermarci un attimo. Forse occorre ripartire dagli inizi e scegliere nuovamente quali sono per noi, come società, le priorità, i valori e i professionisti fondamentali su cui poggiare il Paese. Per anni uno dei pilastri è stata la salute, riconosciuta e imposta dalla stessa Costituzione. Oggi però gli interessi sembrano diversi. Siamo evidentemente già lontani dall’epoca (tre anni fa) dei medici eroi. Di quando ne veniva riconosciuto l’impegno e si prometteva un nuovo orizzonte per la sanità pubblica italiana. La memoria corta ha portato a mettere in un cassetto i numerosi sforzi fatti e i rischi vissuti in piena pandemia.
Siamo consapevoli di quanto la società sia mutata, in termini di bisogni, finanze, anagrafica della popolazione ed aspettative di vita, rispetto ad alcuni decenni fa. Tuttavia la soluzione non può essere sempre richiedere più sforzi a coloro che già lavorano. I rischi sono di un abbandono della professione o di una fuga verso i settori privati. E i primi a subire il contraccolpo sarebbero coloro che più hanno da perdere: i pazienti. Non possiamo accettare come Ordine che, nel momento in cui si valuta come dirottare le risorse, si pensi a penalizzare chi ogni giorno della sua vita lo ha passato a curare e assistere gli altri.
Nei prossimi mesi si tornerà a valutare le risorse del Fondo sanitario, l’età pensionabile dei medici, i loro diritti. Torneranno nuovamente in primo piano questi temi. La speranza è che finalmente si cominci a dare un valore diverso al capitale umano e alle competenze, comprendendo realmente il valore essenziale della salute.