“E’ indubbio il sorpasso della presenza femminile nel Sistema Sanitario, ce lo dicono i numeri e lo vediamo nei reparti, negli ambulatori e anche nelle varie specializzazioni, come la chirurgia. Donne in maggioranza in sanità, ma ancora in minoranza nei ruoli decisionali”.
A dirlo Lucia Toscani, Coordinatrice della Commissione Pari Opportunità dell’Ordine dei Medici di Firenze, in occasione dell’8 marzo.
“Le diseguaglianze di genere sono drammaticamente evidenti e persistenti, come è emerso anche durante il recente convegno organizzato presso l’ospedale Santa Maria Annunziata di Bagno a Ripoli – spiega Lucia Toscani -. Serve promuovere una maggiore rappresentanza femminile nei ruoli decisionali, rompendo quello schema gerarchico che spesso limita la vita autonoma di un team di persone, all’interno di un progetto comune. Così come bisogna continuare a combattere la disparità salariale. Le donne, infatti, possono arricchire la professione offrendo una vasta gamma di prospettive e approcci alla cura dei pazienti”.
“Per le donne che lavorano negli ospedali, nell’accademia, nel servizio sanitario convenzionato è ancora molto complicato conciliare il lavoro con la vita familiare. Troppe volte sono chiamate a compiere un vero e proprio equilibrismo per l’invisibile peso dell’organizzazione familiare che continua a gravare, per lo più, sulle spalle delle donne” dichiara Toscani.
“Disparità di genere che si sono aggravate durante la pandemia quando medici, infermieri ed operatori sanitari sono stati duramente impegnati nella lotta contro il virus – ricorda la coordinatrice della Commissione Pari Opportunità dell’Ordine dei Medici di Firenze -. Mentre molte donne stavano lavorando in prima linea, i fattori causa di diseguaglianza sono apparsi con estrema evidenza: per tutte le professioniste si è registrato un carico di lavoro aggiuntivo dovuto alla chiusura delle scuole e delle strutture di assistenza; nonché un rischio più elevato di esposizione all’infezione da Covid, non fosse altro per un maggiore contatto diretto con i pazienti. A tutto ciò dovrà fare riferimento il Piano Pandemico nazionale e regionale per non farci trovare impreparati: la prevalenza delle donne in sanità dovrà essere tenuta in conto anche in queste criticità”.