La salute di donne e bambini in Senegal, il contrasto al diabete nei Campi Profughi Saharawi, il supporto ai sistemi sanitari di Kenya, Uganda e Tanzania. Sono alcune delle esperienze di cooperazione sanitaria internazionale raccontate da medici toscani durante l’incontro “Il capitale umano della cooperazione sanitaria internazionale in Toscana”, dell’8 maggio scorso, uno degli appuntamenti delle “Pillole del Mercoledì” promossi dall’Ordine dei Medici di Firenze nella propria sede.
Sono interventuti la dottoressa Maria Josè Caldes, direttrice del Centro di Salute Globale della Regione Toscana, medici in formazione specialistica e operatori del sistema sanitario della regione che hanno partecipato direttamente a progetti e iniziative di cooperazione internazionale.
“Il sistema di cooperazione sanitaria creato nella nostra regione rappresenta un’eccellenza in Italia, rappresenta un modello che non solo cerca di contribuire a creare un sistema sanitario migliore a livello globale, ma permette anche alle nuove generazioni di medici di approcciarsi alla professione con un valore aggiunto che può permettere loro di fare la differenza” hanno commentato la dottoressa Maria Josè Caldes, direttrice del Centro di Salute Globale della Regione Toscana, e il dottor Pietro Dattolo, Presidente dell’Ordine dei Medici di Firenze.
Il dottor Andrea Costantino, medico in formazione specialistica, ha riportato la sua testimonianza personale e si è fatto portavoce dell’esperienza di tutti gli specializzandi in pediatria dell’AOU Meyer/UniFi che fino ad ora hanno preso parte al progetto “Rafforzamento del sistema sanitario del Senegal e miglioramento della salute di donne e bambini” promosso dal centro di salute globale.
È stata un’occasione di confronto per riflettere sull’impatto che progetti di cooperazione in paesi nel sud del mondo possono avere per tutti ed in particolare sui giovani medici in formazione, non soltanto dal punto di vista umano, ma anche sul piano professionale. I giovani hanno sottolineato quanto quest’esperienza abbia concesso loro la possibilità di misurarsi con la limitazione delle risorse a disposizione per dare valore a ciò che è essenziale, all’importanza di dover scegliere in maniera oculata esami di approfondimento diagnostico perché avevano un peso economico sulle famiglie dei propri assistiti. Hanno evidenziato la rilevanza e la bellezza di riappropriarsi del valore della visita clinica scevra da burocratizzazioni e l’immensa possibilità di crescere nel misurarsi con il nuovo, con patologie da noi ormai inconsuete e lì pressoché ordinarie, oltre alla difficoltà nel relazionarsi con la bilancia tra la vita e la morte. In ultimo, è stata enfatizzata l’importanza di relazionarsi con le differenze, il riscoprirsi nella relazione con l’altro e dare un peso ed un significato nel vedere con i propri occhi la diseguaglianza nell’accesso alle cure, nella scelta dei professionisti che vorranno essere domani.
La dottoressa Chiara Beltrame, medico Internista presso l’Ospedale Torregalli a Firenze, ed il dottor Federico Mazzinghi, specializzando al IV anno di medicina interna all’Università degli Studi di Firenze, hanno presentato il progetto “Aldi – Alleanza per il Diabete nei Campi Profughi saharawi”: l’obiettivo è il rinforzo diagnostico-terapeutico dell’assistenza primaria per il diabete in due dispensari della wilaya di Auserd, una delle province più popolosi dei campi profughi saharawi. Il progetto, finanziato dal Centro di Salute Globale Toscano e capeggiato da ASL Toscana Centro, ha creato i presupposti per seguire circa 130 pazienti, di cui 100 entrati a far parte di un gruppo di studio, prevedendo visite mensili, controlli del sangue trimestrali, educazione e sensibilizzazione su sani stili di vita e sull’importanza del rispetto dei piani terapeutici, valutazioni terapeutiche. I pazienti vengono anche invitati a svolgere attività fisica grazie alla collaborazione attivata con Resistir y Vencer, un’associazione che ha costruito una palestra vicina alla zona in cui lavorano (Auserd). L’adesione è stata discreta. Alle prime analisi di controllo si è riscontrato un evidente miglioramento del controllo glicemico nella maggioranza dei pazienti.
Questo progetto si inserisce nel contesto della cooperazione sanitaria per il popolo saharawi, perlopiù esule dal 1975 in un campo profughi nell’area desertica algerina vicino alla città di Tindouf, in condizioni ambientali estreme.
Le caratteristiche della popolazione, un’alimentazione (fornita dal World Food Program) sbilanciata verso i carboidrati e propensa alla malnutrizione, le abitudini locali e uno stile di vita sedentario rendono le cronicità, ed in particolare il diabete mellito, un rilevante problema in quest’area. Da qui l’esigenza far sì che la cooperazione toscana desse il suo contributo, nell’ottica di contribuire a creare una rete di solidarietà sanitaria verso questo popolo.
“Si può accompagnare il cambiamento” è il riassunto dell’esperienza raccontata dalla dottoressa Giulia Dagliana del Centro di Salute Globale per il quale coordina un programma volto a supportare il miglioramento dei sistemi sanitari di Kenya, Uganda e Tanzania, la creazione di una rete per lo scambio di conoscenze e competenze e il rafforzamento delle collaborazioni sud-sud e nord- sud in ambito di cure materno- infantili. Al Centro di Salute Globale è stato affidato dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo il coordinamento tecnico e scientifico di questo programma triennale che mira, da un lato a rafforzare la collaborazione tra strutture sanitarie dei tre paesi e a permettere che emergano e sia valorizzate le risorse esistenti, dall’altro a dare supporto laddove vi siano delle aree di criticità dal punto di vista tecnico o organizzativo.
Formazione sul campo e in simulazione, workshop per la condivisione delle conoscenze ed esperienze di prima linea, supporto al coinvolgimento attivo delle comunità locali, assistenza di prossimità per l’intercettazione precoce di rischio per mamma e nascituro e fornitura di strutture e equipaggiamento per le emergenze ostetriche e neonatali sono tra le principali attività che hanno visto coinvolti gli operatori del Sistema sanitario regionale. Ad oggi numerosi sono i professionisti degli ospedali toscani tra neonatologi, pediatri, infettivologi, infermieri pediatrici, anestesisti e risk manager che hanno partecipato o che sono in procinto di partecipare alle attività del programma.
La serata si è conclusa con gli interventi della dottoressa Monica Paci e del dottor Stefano Fusi, referenti per la cooperazione sanitaria internazionale rispettivamente dell’AOU Meyer e dell’ASL Toscana Centro.