Andrea Vannucci, docente di Programmazione, Organizzazione e Gestione delle aziende sanitarie DSIM – Università di Siena
Ho letto quest’estate un articolo sulla cronaca fiorentina del Corriere della Sera. Il giornalista scriveva di overtourism a Firenze e criticava alcuni interventi, presunti inefficaci, descrivendoli come “cure palliative”. È molto preoccupante che sia stato così formulato ancora una volta quello che è un pregiudizio culturale che già tanti danni ha provocato e che, per fortuna meno, ma comunque ancora continua a causare.
Le cure palliative sono quanto la medicina è oggi in grado di fare bene per molte malattie che sono inguaribili ma non incurabili. Un tempo si associava l’approccio palliativo agli ultimi giorni di vita dei pazienti oncologici, oggi è tutto molto diverso perché con l’invecchiamento della popolazione non solo i tumori ma molte altre sono le malattie croniche che diventano progressivamente refrattarie alle terapie specifiche. Le cure palliative affiancano, prima, quelle farmacologiche e/o interventistiche per sostituirle, poi.
La finalità è creare la massima condizione di benessere possibile, per lenire non solo il dolore e altri sintomi “fisici” ma lo “stare male” in genere.
È un lavoro che ha come presupposti fondanti: lo stare ed il morire a casa, il cercare di dare un senso a tutto ciò, il dare serenità a tutte le persone che stanno soffrendo: pazienti, parenti, badanti.
Richiede un intervento integrato e coordinato di varie figure: medici, infermieri, psicologi, fisioterapisti, OSS, assistenti sociali, assistenti spirituali e volontari. Quest’ultimi tutti con un grado molto elevato di formazione.
È una frontiera delle cure molto innovativa, quanto di più lontano si possa immaginare da qualcosa di inefficace e di futile. Futile semmai, perché non risolve e magari causa sofferenze aggiuntive, è l’insistenza nelle cure basate sui farmaci e sugli interventi, che mobilitano risorse quali l’emergenza medica territoriale ed ospedaliera che più appropriatamente potremmo utilizzare e che fanno si che, ancora in troppi casi, si finisca a morire in una corsia ospedaliera. Un’eventualità che ci rattrista e ci spaventa.
Le cure palliative possono essere considerate oggi un esempio di innovazione nel settore sanitario per diversi motivi:
- approccio olistico al paziente. Invece di concentrarsi solo sulla malattia, le cure palliative mettono al centro la qualità della vita, trattando il paziente nella sua interezza, includendo gli aspetti fisici, emotivi, sociali e spirituali. Questo approccio integrato è innovativo perché supera il modello puramente biomedico tradizionale, ponendo l’accento su un’assistenza personalizzata
- collaborazione multidisciplinare. Le cure palliative coinvolgono una vasta gamma di professionisti sanitari, tra cui medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali e altri. Questo tipo di collaborazione è innovativo perché permette di fornire cure più complete, basate sulle diverse competenze che si uniscono per il benessere complessivo del paziente
- focus sul controllo dei sintomi. La gestione del dolore e di altri sintomi è al centro delle cure palliative, attraverso l’uso di tecniche avanzate ma anche approcci non convenzionali, come l’uso di terapie alternative. L’innovazione qui sta nel concentrarsi su trattamenti che migliorano la qualità di vita anche quando la cura della malattia non è possibile
- supporto per la famiglia. L’attenzione alle necessità della famiglia del paziente, offrendo supporto psicologico, educativo e sociale, è un aspetto innovativo che riconosce l’impatto emotivo e pratico di una malattia grave non solo sul paziente ma anche sul suo nucleo familiare
- modello di assistenza domiciliare. Innovazioni tecnologiche e organizzative permettono alle cure palliative di essere erogate sempre meglio a domicilio, migliorando il comfort del paziente e riducendo la necessità di ricoveri ospedalieri. Questo utilizzo di tecnologie come la televisita e il telemonitoraggio è un esempio di innovazione che rende più accessibile e personalizzato il supporto sanitario.
Uno studio del 2011 pubblicato sul Journal of Palliative Medicine ha rilevato che i pazienti che ricevono cure palliative hanno costi ospedalieri significativamente inferiori rispetto a quelli che non le ricevono, con un risparmio medio di circa 3.000-4.000 dollari per ricovero negli Stati Uniti.
L’uso appropriato delle cure palliative non solo migliora la qualità della vita dei pazienti, ma comporta anche una significativa riduzione dei costi per il sistema sanitario, evitando trattamenti inutili, ospedalizzazioni prolungate e interventi ad alto costo che non contribuiscono al benessere del paziente.
I fattori chiave con cui le cure palliative generano molto valore per i pazienti, il sistema sanitario e la collettività sono in sintesi:
- riduzione dei ricoveri ospedalieri non necessari. Le cure palliative, soprattutto quelle domiciliari, riducono la necessità di frequenti ricoveri ospedalieri, specialmente nelle fasi terminali di una malattia. Questo diminuisce i costi legati al soggiorno in ospedale, ai trattamenti d’urgenza e all’assistenza intensiva
- ottimizzazione delle terapie: invece di ricorrere a trattamenti costosi e spesso inefficaci per prolungare la vita, le cure palliative si concentrano su terapie mirate alla qualità della vita e al controllo dei sintomi. Questo evita interventi aggressivi e superflui che possono risultare inutilmente dispendiosi.
- minor uso di risorse ad alto costo. Le cure palliative riducono l’uso di tecnologie costose, come ventilatori meccanici, dialisi o cure intensive, quando queste non migliorano significativamente la qualità di vita del paziente, offrendo al contempo soluzioni più sostenibili.
- diminuzione del numero di accessi al pronto soccorso: grazie a un miglior controllo dei sintomi e a un piano di cura ben strutturato, i pazienti in cure palliative hanno meno necessità di rivolgersi ai servizi di emergenza, riducendo così i costi correlati agli accessi urgenti e agli interventi d’emergenza.
- miglior gestione delle risorse umane: l’approccio multidisciplinare e coordinato delle cure palliative consente una migliore gestione del personale sanitario, ottimizzando il tempo e le competenze degli operatori sanitari. Si evita la frammentazione delle cure, riducendo sprechi e duplicazioni di interventi.
In sostanza, le cure palliative rappresentano un cambiamento innovativo nel modo di affrontare le malattie gravi, passando da un focus esclusivo sulla guarigione a un modello che mira al benessere massimo possibile del paziente ed alla serenità dei caregiver e delle famiglie.
Oggi per far sì che i servizi sanitari siano efficaci, ben fruiti e sostenibili si insiste in tutto il mondo sull’importanza dell’alfabetizzazione sanitaria. In cosa consiste? Consiste nel fatto che i cittadini sappiano quali sono le cure giuste da fare al momento giusto. Per questo occorre che tutti i sanitari: i medici di famiglia, gli specialisti ospedalieri e non, gli infermieri, in particolare quelli di famiglia, mostrino convintamente che le cure palliative sono una grande opportunità e non una resa alla malattia da cui non si guarirà. Le cure palliative hanno in questa prospettiva il loro preciso ruolo che è bene che sia conosciuto da tutti, per il bene di tutti.