Questo è il titolo di un film, proiettato allo Stensen a un pubblico di medici, che denunciava, con piglio deciso, la chiusura di un piccolo ospedale in un paese della Calabria, cui i cittadini avevano reagito occupando il presidio, l’unico della zona.
Il film sostiene che la crisi del SSN deriva dal prevalere della logica privatistica del capitalismo finanziario che, bloccando gli investimenti nei servizi sociali, ha condizionato i governi degli ultimi decenni sia di destra che di sinistra. Una tesi condivisibile ma esposta in modo fuorviante perché non tiene conto, nel caso specifico, che i piccoli ospedali debbono essere chiusi per garantire sicurezza ai pazienti. Se in Calabria non si riesce a costruire nuovi ospedali, attrezzati e moderni, che offrano le stesse opportunità di cura del resto d’Italia, è più ragionevole pensare a responsabilità locali, dall’incompetenza amministrativa alla criminalità organizzata.
Infine, e il film non lo dice, al posto di un piccolo ospedale occorrono Case della Salute, come prescrive il PNRR, e una medicina generale efficiente e modernamente attrezzata. E’ indubbio che in Toscana la situazione è assai migliore. Tuttavia ovunque il SSN è in grave difficoltà per responsabilità di una politica talora indifferente, talora distratta, spesso portata a soluzioni surrettizie aperte al privato e alla mera logica del profitto.
Tutti i dati sanitari dimostrano che i servizi sanitari universali danno risultati migliori in termini di salute della popolazione e si levano con forza critiche al predominio del libero mercato che determina le sempre maggiori disuguaglianze sociali.
Il SSN è in crisi per il perenne sottofinanziamento ed è minacciato dal regionalismo differenziato e dallo stato di abbandono del personale, poco pagato e sottoposto a superlavoro. Nessun partito può essere assolto ma ora abbiamo un nuovo governo: con idee diverse?
Finora nessuna forza politica ha messo in dubbio la sopravvivenza del SSN anche se, nei fatti, è apparso il contrario. Però questo Governo e questo Parlamento hanno preso decisioni che diminuiscono le entrate dello Stato, dalla flat tax alla cancellazione di cartelle esattoriali al pos.
I servizi sanitari si reggono su una fiscalità rigorosamente progressiva. L’orientamento del Governo verso una fiscalità che predilige la ricerca “corporativa” del consenso è l’opposto di quella società aperta per cui la crescita del benessere non è soltanto economica ma legata anche alla sicurezza della vita di ognuno e alla salute, non al mero sfruttamento, del pianeta Terra.
Torniamo al film. I cittadini di quel paese calabro dirigono male la loro protesta perché non si deve riaprire un piccolo ospedale ma garantire al meglio i presidi sanitari necessari. Però quei cittadini hanno ben compreso che si può godere tutti della medicina moderna, tanto efficace quanto costosa, e non limitarne l’uso a pochi privilegiati, solo se si sostiene il servizio sanitario pubblico, universale e ugualitario.
L’interesse e la deontologia dei medici coincidono nella difesa del servizio pubblico. Occorre trovare un’intesa con i cittadini che cominciano a avere ben chiaro che le tasse servono per avere servizi e che queste conquiste di civiltà non possono essere abbandonate alla miopia dell’effimero presente. Se la politica è volta al bene comune, il confronto pubblico sulla tutela della salute deve riaprirsi per garantire, in questa drammatica epoca, la sopravvivenza del Servizio Sanitario Nazionale.
Antonio Panti