Pietro Claudio Dattolo
“La fase più dura della pandemia Covid è stata messa alle spalle. Adesso però occorre dare riconoscenza ai medici e al personale sanitario che dal primo giorno sono stati in prima linea, correndo rischi, e senza mai tirarsi indietro. Lo scorso 18 marzo si è celebrata la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di coronavirus, una data per non dimenticare mai il giorno in cui nel 2020 i camion militari attraversarono la città di Bergamo carichi di bare. Un ricordo che è e rimane ferita, al pari di tanti altri nati e vissuti, mese dopo mese, nei reparti ospedalieri di tutta Italia. Ora diventa importante e necessario non far cadere gli elogi nella retorica. Non possiamo permettere che gli “eroi” alla fine vengano dimenticati. Il sistema sanitario pubblico ha dimostrato di saper rispondere ai bisogni della popolazione anche nell’emergenza. Molti dottori si sono ammalati, alcuni in modo grave fino alla morte. Ma l’assistenza alla popolazione non è mancata un singolo giorno, questa è la nostra missione e continueremo sempre a portarla avanti con orgoglio e passione. Adesso però è la sanità ad aver bisogno di aiuto. E’ la sanità che chiede di essere ascoltata. Serve un piano per ricostruire e migliorare la cura sul territorio, la medicina d’urgenza, diminuire la pressione di lavoro sui medici. Come tutti, oggi ci auguriamo che la pandemia sia superata, ma purtroppo non possiamo sapere cosa ci attende il futuro. Dobbiamo essere pronti a gestire nuove eventuali crisi e potenziali sfide che un giorno potrebbero ripresentarsi. A lungo ci siamo domandati come saremmo usciti dalla pandemia: dopo così tanto dolore, la speranza è di essere diventati semplicemente più previdenti. Dimostriamo, con dialogo e organizzazione, di aver acquisito quel tanto di saggezza che ci occorre fin da oggi per comprendere le priorità. Lavoriamo fin da subito al bene più prezioso che abbiamo, sia come singoli che come collettività: la salute.