Intervento di Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Firenze
Le violenze contro medici e infermieri sono un’emergenza. Una violenza contro chi sta facendo il proprio lavoro, e il paradosso è che i professionisti della sanità sono lì per curare anche coloro che li aggrediscono. La legge varata dal Parlamento contro le aggressioni è utile ma non basta: il fenomeno, infatti, non accenna a diminuire.Servirebbero forze di polizia all’interno di tutti gli ospedali, perché medici e personale sanitario devono poter svolgere il proprio lavoro in serenità. Il rispetto per il lavoro e per la dignità umana dei professionisti, che ogni giorno sono coinvolti in prima linea per garantire la salute pubblica, non può essere mai un fatto residuale. Ma il percorso da compiere per garantire la loro tutela è ancora lungo.
C’è il drammatico caso della dottoressa Barbara Capovani, aggredita nell’aprile 2023 all’esterno del Servizio psichiatrico diagnosi e cura del Santa Chiara di Pisa e morta in seguito alle gravi ferite riportate. Ma dal 2020 al 2023 si è registrata una escalation di aggressioni verbali o fisiche al personale medico e sanitario della Toscana: oltre mille nei primi sei mesi del 2024.
Il 13% delle violenze si è verificato in ambito psichiatrico e l’11% nei pronto soccorso. Il 56,7% del personale sanitario toscano è stato vittima di aggressioni e più della metà dei lavoratori under 30 ha subito violenza durante l’esercizio della professione. Il 50% più di un episodio.
Il 65% dei medici vittime di aggressioni ha fra 40 e 69 anni, 1 su 4 ha ricevuto minacce e anche violenza fisica, l’80% violenza verbale, il 60% dei professionisti da parte di pazienti ed il 40% dai loro familiari. Il 49% di coloro che hanno subito un’aggressione ha dichiarato che non sono state prese misure di prevenzione né messo in atto interventi. Nel 52,8% dei casi i medici hanno risposto che nel loro ambiente non esistono sistemi di prevenzione.
A percorsi di prevenzione si dovrebbe accompagnare una svolta culturale, continuando a fare fronte comune per invertire un trend che resta inaccettabile. Le aggressioni riguardano tutti i lavoratori della sanità: personale amministrativo, operatori socio-sanitari, infermieri, medici, assistenti sociali, educatori e altro personale sanitario. E tutti sono chiamati a denunciare, anche gli episodi di aggressioni verbali. L’Ordine dei Medici di Firenze da tempo è impegnato in una campagna di sensibilizzazione su questo: c’è bisogno di un rinnovato patto coi cittadini e di iniziative a partire dalle scuole.
Servirebbero anche interventi normativi per riformare il percorso di cura del paziente a partire, magari, da una diversa organizzazione dell’accesso in ospedale che deve prevedere la creazione di filtri, i più frequenti responsabili delle aggressioni sono i familiari dei pazienti. E anche le aziende sanitarie dovrebbero denunciare le violenze e costituirsi parte civile nei processi.