Esperti a confronto a Firenze sull’ictus cerebrale che continua ad essere in Italia la prima causa di disabilità nell’adulto/anziano e la seconda causa di morte. Medici, professori universitari, ricercatori, rappresentanti della sanità toscana si sono riuniti nella Sala Meeting “Giovanni Turziani” dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoriatri della provincia di Firenze per il convegno “Ictus cerebrale: dalla teoria alla pratica”, organizzato dall’Associazione Alice (Associazione per la lotta all’ictus cerebrale) e dall’Ordine.
“Il convegno è stato un successo perché sono state condivise tematiche di grande importanza – sottolinea il professor Domenico Inzitari, presidente Alice Firenze – riguardanti una delle malattie più frequenti e gravi che la sanità nel suo complesso si trova ad affrontare. I percorsi organizzativi che sono finalizzati alla applicazione di una serie di terapie di prevenzione, cura e recupero funzionale non sono tutti ancora pienamente applicati nella pratica clinica, ciò che richiede un ulteriore sforzo da parte dell’amministrazione pubblica con la collaborazione allargata dei professionisti e dei pazienti”.
“Durante l’incontro abbiamo affrontato i vari temi della cura dell’ictus cerebrale – spiega Raffaele Laureano, già direttore di Medicina Interna Ospedale Santa Maria Annunziata -. In Toscana si registrano oltre 10.000 casi all’anno di cui oltre 3.000 a Firenze. Purtroppo, nonostante le cure più avanzate effettuate nella rete di assistenza e dalle Unità Stroke, assistiamo ancora ad una mortalità elevata, circa il 20%, ed a gravi esiti invalidanti. L’ictus cerebrale può essere dovuto ad emorragie o infarti cerebrali ed i principali fattori di rischio sono l’ipertensione, le alterazioni metaboliche, che favoriscono l’arteriosclerosi, come il diabete e le dislipidemie, e la presenza di cardiopatie, in particolare la fibrillazione atriale. Questi rendono ragione di oltre il 90 % dei casi. La prevenzione dell’ictus si basa sul controllo dei fattori di rischio con stili di vita adeguati e terapie farmacologiche. Il controllo efficace dei fattori di rischio riduce grandemente l’incidenza. Altro aspetto importante, visti gli esiti invalidanti, è quello delle cure riabilitative che consentono un significativo recupero funzionale delle persone colpite. Cure che devono essere assicurate a tutti i pazienti e devono essere protratte nel tempo”.
“E’ stata sottolineata – aggiunge Laureano – l’importanza delle cure interdisciplinari in collaborazione fra i diversi professionisti coinvolti, specialisti, fisioterapisti, logopedisti, psicologi, e l’importanza del ruolo del medico medicina generale sia nella prevenzione che nel trattamento successivo alla fase acuta”.
E’ intervenuta anche la dottoressa Daniela Matarrese, in qualità di Direttore generale dell’Azienda ospedaliero – universitaria Careggi, che ha confermato un’attenzione prioritaria, in considerazione della rilevanza del tema del convegno, ponendo l’accento sull’importanza della formazione e dei percorsi condivisi.