Antonio Panti
I mass media hanno dato la notizia di un medico di famiglia brutalmente
percosso da un “paziente” insoddisfatto per il rifiuto di una prescrizione
motivato da ragioni sia cliniche che amministrative. Uno dei moltissimi
episodi, quasi sempre ignorati, di aggressione ad un sanitario. Purtroppo
abbiamo pianto la barbara uccisione di una collega non molti mesi fa.
Ugualmente i mass media hanno riportato il caso, invero stravagante, di una
cospicua multa comminata a alcuni primari rei di aver lavorato troppo, senza
badare a orari o riposi, durante il periodo più grave del Covid, salvando, tra
l’altro, molte vite.
Cosa collega fatti così apparentemente distanti? Intanto una burocrazia
asfissiante che trasforma l’ambulatorio in un ufficio sommerso di carte e di
regole assurde e inutili. Ma quegli stessi amministratori che rendono difficile
il lavoro del medico mostrano, per così dire, un pensiero debole, sono incapaci
di comprendere che le leggi si debbono calare nella realtà e che raddoppiare il
lavoro perché mancano i medici e i malati rischiano la vita non può diventare
un illecito.
Come multare Garibaldi percmhé non aveva il permesso di sbarcare in Sicilia!
Inoltre ci sono sempre più sociopatici a giro, che si esaltano sui social.
La società è profondamente mutata. Quando eravamo ragazzi un pessimo voto
poteva significare un ceffone del babbo, ora i genitori vanno a picchiare la
maestra.
Se è ragionevole un cedimento del principio di autorità, il rispetto per la
gerarchia del sapere non può essere abbandonato. Il pendolo dei costumi sociali
è incapace di fermarsi nel giusto mezzo. Il cittadino vuole tutto e la politica
difende il bilancio affidando al medico il compito di dire no.
E allora i medici fuggono dal servizio per le stesse ragioni per cui i
migliori giovani fuggono da questo incredibile paese. Ci preoccupa il futuro
dei medici (pensiamo a quei giovani che affollano il primo anno di medicina
convinti della bellezza di una professione che non c’è più) ma ancor più
aumenta il pessimismo di fronte a una società fatta di individui attenti solo
al proprio tornaconto, in assoluto dispregio del bene comune.
Auguri e solidarietà al collega, sperando che questo ennesimo episodio
smuova il Governo a disporre maggiori tutele per tutti i professionisti della
sanità. Ma bisogna accingersi a un’opera di cultura civile, un impegno che i
medici possono affrontare, ma non da soli. E l’aria che spira sulla sanità non
è affatto buona.