Un anno fa ci lasciava Antonio Panti. Fra le tante attestazioni di stima e di affetto che allora arrivarono a Firenze da tutta Italia una definizione ci sembrò, allora come adesso, assai indicativa del suo spessore intellettuale e professionale, il “medico-pensatore della Sanità pubblica”. Poche parole per racchiudere il senso di una vita e di un impegno grande protratto nel tempo: medico, prima di tutto, sempre e comunque; pensatore in quanto arguto osservatore, raffinato polemista nell’accezione migliore del termine, talvolta castigatore delle cose del nostro mondo. Moltissime attività svolte con dedizione e tenacia all’interno dello scenario per Panti più importante: la Sanità pubblica.
Al di là del Panti “pubblico”, conosciuto e riconosciuto in Italia, c’è chi ne ha apprezzato anche un’altra dimensione, più discreta, intima, quotidiana, non mediaticamente sovraesposta e cioè i Colleghi dei vari Consigli che ha presieduto, il personale dell’Ordine e chi per anni l’ha affiancato nella gestione di “Toscana Medica”. Nella sede di via Vanini la sua presenza giornaliera, spesso anche ad orari generalmente considerati poco ortodossi, si avvertiva distintamente e ben riconoscibile era il suo “Io vado!” a voce alta una volta uscito dall’ufficio diretto verso qualcuna delle tantissime incombenze della giornata.
Molti Colleghi hanno oggi giustamente espresso la richiesta di ricordarlo e queste righe intendono rendere concreta questa istanza condivisibilissima.
Con affetto e gratitudine a Antonio Panti, Medico e Uomo.
Pietro Dattolo
Simone Pancani