In Italia un malato di cancro spende oltre 1.800 euro all’anno per le proprie cure. Il dato emerge da un’indagine promossa dalla Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO) e realizzata da Datamining, in collaborazione con l’Associazione Italiana Malati di Cancro, parenti e amici (Aimac), l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e quello di Napoli (Fondazione Pascale). Si tratta di una cifra assolutamente rilevante se si considera il contesto lavorativo ed economico in cui vivono numerose famiglie. Lo studio evidenzia come la spesa principale sia dovuta soprattutto allo svolgimento degli esami diagnostici (quasi 260 euro la spesa annuale) e poi per il costo dei mezzi di trasporto (359 euro). A pesare ci sono anche le visite specialistiche post diagnosi (126 euro), l’acquisto di farmaci non oncologici (124 euro), le spese per l’alloggio lontano dalla propria abitazione (227 euro). Ma le voci sono numerose e riguardano varie sfere del percorso di cura: la chirurgia ricostruttiva, la consulenza nutrizionale, la necessità di protesi e parrucche, l’assistenza domiciliare.
Il cancro è una malattia che si porta dietro una componente economica e sociale importante e su cui è necessario una nuova riflessione politica. Soprattutto se consideriamo il livello di diffusione della patologia nella popolazione. Il sistema sanitario pubblico oggi non riesce sempre a garantire con tempestività l’accesso alla diagnostica, ad esempio per i tempi delle liste di attesa. L’assistenza sociale e nei trasporti spesso nel nostro Paese è basata sul mondo del volontariato. Gli esempi che si potrebbero trovare sono molteplici. Dobbiamo impegnarci per riuscire a offrire ai pazienti la migliore qualità di vita e di assistenza possibile soprattutto in una situazione di salute incerta o precaria. Il diritto alla cura, e a tutte le sue componenti annesse, è fondamentale. L’aspetto economico non può spingere il singolo cittadino a rinunciare alla prevenzione o ad esempio di trovare un supporto psicologico adeguato da parte di un professionista nelle fasi successive. E poi le famiglie. Troppo spesso si dimentica il ruolo e il valore dei caregiver. Un compito il più delle volte quotidiano e per cui il quale occorre dare allora la giusta riconoscenza, offrendo quanto più sostegno possibile.