Antonio Panti
Ogni anno si preannuncia un autunno caldo per lo scontro sociale tra lavoratori e Governo sulle principali questioni economiche e politiche. Quest’anno nella sanità pubblica l’autunno sarà freddo perché i lavoratori, i professionisti della sanità, sembrano storditi e sorpresi dagli eventi e, nello stesso tempo, il finanziamento del servizio, sempre più carente, mostra l’indifferenza del Governo rispetto a questa essenziale conquista della civiltà, la tutela universale della salute.
Inutile elencare le prove di questa affermazione, ormai chiunque percepisce la crisi del servizio e il povero Ministro prosegue nella sua collezione di pessime figure, di promesse che non può mantenere. E allora ragioniamo sulla nostra Regione, amministrata con diligenza ma meno efficace sul piano politico. Che può fare la Regione Toscana, in perenne penuria di risorse come tutte le altre Regioni?
Altresì la cosiddetta “destra sociale” non si appoggia su una solida trama di idee e l’orientamento decisamente conservatore, dichiarato dalla premier, implica, aderendo all’ideologia del mercato, una prevalenza delle strutture economiche private anche nei servizi sociali.
La Toscana rischia di rimanere isolata con poche altre Regioni, travolta dall’ondata del regionalismo differenziato. E il bilancio regionale non è certamente florido.
La Regione sta cercando di risolvere alcuni problemi pressanti, ad esempio quello delle liste d’attesa, con qualche successo. Ma il riordino del sistema ospedaliero e, ancor più, di quello informatico, è legato al destino del PNRR nella sanità e di questo finora, a livello governativo, si sa poco e si è fatto meno.
Ma il vero dramma irrisolto della nostra Regione è il territorio. In questo caso la Regione si è limitata a deliberare il piano delle case e degli ospedali di comunità, finanziato dal PNRR, e quindi in alto mare, senza affrontare il problema con mezzi propri.
Perché non si ancora stipulato un accordo con i medici generali? Che sono più che disponibili. Perché non si è sistemata definitivamente la questione della continuità assistenziale? Perché non si è riorganizzata la presenza dei medici generali definendo meglio compiti e funzioni delle AFT?
Inerzia e mancanza di coraggio, non il modo migliore per affrontare le tempeste che ci attendono nella sanità pubblica.