Intervista al Prof. Antonio Maria Pala, ex docente universitario di Medicina Interna
Come valuta la legge toscana sul fine vita?
Un tentativo di risolvere i problemi individuali e familiari di un malato grave, che deve essere accudito 24h su 24h. I tre casi riportati dai proponenti la legge sono situazioni caratterizzate da patologie irreversibili e da sofferenze intollerabili, tali da provocare dubbi di coscienza. Peraltro, ricordo che dopo il primo episodio di accompagnamento in Svizzera, un paziente, immobilizzato a letto da molti anni, protestò dichiarando che il suicidio non risolveva i suoi problemi. Infatti, con le cure palliative poteva risolvere le sofferenze fisiche, ma era necessario e opportuno alleviare e risolvere i problemi economico-sanitari dei familiari che, quotidianamente, senza interruzione, stavano a lui vicino.
Lo Stato non può dare la morte, ma deve fornire i mezzi per alleviare le tensioni e le sofferenze psico-fisiche dei familiari. Sinceramente, non capisco come mai di fronte ad una autodenuncia di palese aiuto al suicidio, che l’art.580 del codice penale condanna da 6 a 12 anni, il giudice non abbia pronunciato una sentenza di condanna. E’ un tentativo di decidere al posto di un sanitario?
La medicina ha fatto notevoli progressi determinando un significativo aumento dell’aspettativa di vita, che non sempre si accompagna ad autosufficienza dell’individuo. Che si fa? Rimembrando giovanili capacità, non accettiamo debolezze senili o malattie degenerative frequenti nell’età avanzata e consigliamo il suicidio assistito che il medico deve eseguire. Il malato è libero di decidere, ma il medico non può essere coerente col giuramento di Ippocrate.
Perché è contrario?
La vita è sacra ed è sempre degna di essere vissuta, anche nelle difficoltà. La mia esperienza mi convince che vogliamo vivere di più, quando siamo vicini alla fase finale. Il medico ha il dovere di allungare la vita e assistere, con scienza e coscienza, ogni uomo che si affida alla sua competenza.
Come si affronta il tema delicatissimo del fine vita dal punto di vista medico?
Compito e dovere del medico è assistere e curare l’uomo affetto da patologia, anche quando si rende conto che non c’è più nulla da fare. In questi casi, senza cedere all’accanimento terapeutico, il medico deve prendersi cura del paziente fino alla fine naturale per rendergli la dipartita serena e dolce.