Pierlugi Blanc, Direttore SOC Malattie Infettive 2 Pistoia – Prato Azienda USL Toscana-Centro
Cinque anni dopo l’inizio della pandemia di Covid-19, il mondo sembra aver ritrovato una parvenza di normalità, ma molte cose sono cambiate in modo irreversibile: l’impatto del Sars-Cov-2 sulla popolazione mondiale è stato devastante.
Oggi, il Covid-19 è diventato una malattia endemica, simile all’influenza stagionale. Il virus continua a circolare nella popolazione globale, ma grazie all’immunità acquisita attraverso vaccinazioni e infezioni precedenti, i casi gravi e i decessi sono drasticamente diminuiti rispetto ai primi anni della pandemia. Al Dicembre 2024 i casi registrati in Toscana secondo l’Ars erano circa 170 mila con circa 13000 morti. Ancora oggi gli anziani, gli immunodepressi e tra questi i pazienti oncoematologici sono quelli più a rischio di morbosità e mortalità elevate per cui devono essere monitorati e protetti ricevendo i richiami con vaccini aggiornati.
La pandemia ha evidenziato le fragilità dei sistemi sanitari di molti Paesi, compreso il nostro, ma ha lasciato in eredità anche cose positive. Gli ospedali hanno dovuto riorganizzare i loro spazi e protocolli per affrontare eventuali nuove emergenze sanitarie con maggiore rapidità ed efficienza. Inoltre, l’isolamento e le quarantene hanno determinato un’accelerazione nella digitalizzazione della medicina tanto che la telemedicina è diventata una pratica consolidata, permettendo ai pazienti di consultare medici a distanza e riducendo la pressione sugli ospedali.
D’altra parte, la pandemia ha mostrato come la sanità pubblica nazionale sia indispensabile per affrontare situazioni emergenziali come quelli creati dalla pandemia.
Dopo il Covid-19, i sistemi sanitari globali hanno fatto alcuni passi avanti, ma restano criticità. Tra i progressi possiamo annoverare una migliore sorveglianza epidemiologica, uno sviluppo più rapido di vaccini grazie alla nuove tecnologie a mRNA, un aumento delle scorte di materiali sanitari.
Tuttavia, permangono molti problemi: la disparità di accesso ai vaccini e alle cure soprattutto nei Paesi a basso reddito, la resistenza della popolazione alle misure di contenimento, come lockdown e restrizioni, a causa della stanchezza pandemica. Sono aumentati anche i rischi legati alla disinformazione che potrebbe minare la fiducia nelle misure sanitarie.
Il rischio di nuove pandemie è sempre presente, e questo è stato ribadito recentemente anche dall’Oms. Gli esperti avvertono che l’aumento della globalizzazione, i cambiamenti climatici e la crescente interazione tra esseri umani e animali selvatici aumentano la probabilità che nuovi virus emergano e si diffondano rapidamente. Virus influenzali mutati, nuovi coronavirus o altre malattie zoonotiche (trasmesse dagli animali all’uomo) sono tra le minacce più concrete.
Il nuovo Piano Pandemico Nazionale italiano per il periodo 2025-2029 è stato recentemente approvato, introducendo significative modifiche rispetto alle versioni precedenti: la principale prevede che eventuali lockdown e coprifuochi potranno essere imposti solo attraverso leggi approvate dal Parlamento, escludendo l’uso di Decreti ministeriali. Il documento adotta un approccio basato su cinque pilastri: prevenzione, sorveglianza, risposta sanitaria, comunicazione del rischio e gestione delle risorse. I vaccini sono considerati uno degli strumenti di prevenzione, ma non l’unico: il piano sottolinea l’importanza di una strategia integrata che includa anche altre misure di sanità pubblica tramite una spesa di 50 milioni di euro per il 2025, 150 milioni per il 2026 e 300 milioni di euro annui dal 2027 in poi.
Un aspetto centrale del nuovo Piano riguarda la comunicazione istituzionale, che dovrà essere improntata alla trasparenza e all’equilibrio, evitando toni allarmistici. Sarà fondamentale garantire che la popolazione sia informata in modo chiaro e scientificamente fondato, evitando il rischio di stigmatizzazione sociale nei confronti di determinate categorie di persone. Inoltre, il documento prevede un potenziamento della rete sanitaria territoriale per garantire risposte rapide ed efficaci in caso di emergenza, oltre a un rafforzamento dei sistemi di monitoraggio e sorveglianza epidemiologica, e al miglioramento del coordinamento tra le strutture sanitarie e le autorità locali per ottimizzare la gestione delle risorse umane e materiali. È auspicabile che tutte queste intenzioni non rimangano sulla carta ma trovino una piena attuazione.
In sintesi, il mondo ha imparato molto dal Covid-19, ma restano sfide aperte. La prevenzione e la preparazione saranno cruciali per evitare di trovarsi nuovamente impreparati di fronte a una futura pandemia.