La medicina d’emergenza-urgenza sta attraversando una fase di molteplici difficoltà, sia per quanto riguarda la gestione dei pazienti che per l’equilibrio vita-lavoro dei professionisti che ogni giorno vi operano all’interno. I turni sono il più delle volte estenuanti, le code di attesa lunghe e con le richieste di cura più varie. Questo comporta per i medici una pressione e un impegno molto alto, e che ormai passione e dedizione non bastano più a compensare.
I medici del pronto soccorso rimangono in prima linea per decenni, in un tunnel di frenesia che porta frequentemente a condizioni di burn out e, conseguentemente, alla scelta di abbandonare questo settore, che resta però fondamentale per l’assistenza alla popolazione.
Riteniamo che oggi il sistema abbia bisogno di una riforma ampia e strutturale che coinvolga il territorio, potenziando le cure intermedie, ma attraverso la quale vengano definite anche nuove prospettive di lavoro per i medici dell’emergenza-urgenza. Non basterebbe in questo contesto infatti un adeguamento economico, perché, seppur necessario, non risolverebbe il problema principale dovuto al logoramento, a cui porta questo settore così impostato. Abbiamo bisogno di riforme strutturali che offrano a tutti i lavratori del settore riconoscimento economico e condizioni di lavoro accettabili con la possibilità, dopo anni di onorato servizio, di poter cambiare.
Negli ultimi anni abbiamo assistito, a Firenze come nel resto del nostro Paese, a una fuga di professionisti. Spesso non si comprende quanto sia una scelta dolorosa per il medico, che per lavorare in questo campo aveva investito tempo, risorse e formazione. Ma per molti lasciare il pronto soccorso diventa una via quasi obbligatoria, non vedendo nel proprio futuro delle alternative. Dobbiamo comprendere, anche nella discussione pubblica, che non si può chiedere ai medici vicini alla pensione di continuare a prestare servizio sempre la notte, considerando anche altri problemi, come la questione della sicurezza.
Il settore necessita di un continuo ricambio generazionale per essere pienamente efficiente nella presa in carico, diagnosi iniziale e cura del paziente. Occorre dare la possibilità a chi sceglie questo percorso di avere anche delle alternative di carriera. Sarebbe il primo passo per incentivare inoltre le nuove generazioni a scegliere il pronto soccorso, che è malato oggi nella sua organizzazione, ma non nella sua cruciale importanza e nel valore che continua ad avere verso chi ha bisogno di aiuto.