Antonio Panti
Il Codice Deontologico risale al 2014. Sembra recente ma sia il travolgente sviluppo delle tecnologie mediche sia i continui mutamenti sociali impongono un adeguamento rapido e significativo, tale da rispondere alle domande della gente e ai dubbi dei medici.
Vengono subito alla mente due questioni sulle quali la discussione è aperta anche perché le tecniche mediche hanno modificato percorsi biologici che sembravano eterni: l’eutanasia e la maternità surrogata, la morte e la procreazione. E’ possibile una discussione etica fondata su dati scientifici e non inficiata da pregiudizi ideologici? Difficile ma proviamo.
Il Codice Deontologico è un insieme di norme che regolano il comportamento dei medici di fronte ai dilemmi etici che assillano la professione e che non trovano risposta nella legge vigente: il medico ubbidisce alle norme del Codice ma anche a quelle della legge.
Ora non è più tanto chiaro il riferimento ai valori della Costituzione della Repubblica nella prospettiva di un Governo che usa un linguaggio spesso dissimile da tutti i diritti finora difesi o invocati. Se dovesse cambiare la legge sull’aborto o di fronte a una nuova Bossi Fini che imponesse di denunciare i clandestini, come si comporterebbero i medici?
Altresì le persone chiedono auto per ottenere una morte serena e meno sofferta e desiderano non prolungare inutili agonie, malinteso frutto di accanimento tecnologico. Se la morte fa parte della vita, allora non è compito del medico favorire quella più rispettosa della dignità di ciascun essere umano? Che ne pensano i medici? E’ possibile qualche risposta? Si può andare oltre il suicidio assistito già ammesso dalla sentenza 292/19 della Corte Costituzionale?
Insomma il Codice ha da essere proattivo e rispondere alle domande degli uomini di questo tempo oppure mantenersi attendista per tema di essere spiazzato rispetto all’ideologia che ora ha conquistato il Palazzo?
Lo stesso problema si pone di fronte alla richiesta di libertà procreativa che, entro certi limiti, si collega a quella sessuale. Quali sono i limiti ragionevoli posti dalla deontologia riguardo alla gestazione per altri? Limiti sul piano etico, scientifico o professionale.
E’ inutile ripetere che la coscienza del singolo medico deve sempre essere salvaguardata e che nessuno può essere costretto ad alcuna prestazione che non risponda alla scienza secondo la comunità scientifica e alla coscienza secondo il foro interiore di ognuno.
Se qualche collega volesse dare qualche risposta a queste domande farebbe cosa utile a tutti, per cercare di capire quale è il sentimento più diffuso nella categoria e quale potrebbe essere il ruolo che i medici intendono svolgere per la tutela della salute e della democrazia.